Materie prime: costi in aumento?

Gli accadimenti degli ultimi tempi hanno determinato alcune ripercussioni evidenti sui mercati. In particolar modo, le borse europee hanno avviato la settimana con un rosso importante: l’ipotesi che si sta facendo largo, poi, delle sanzioni nei confronti della Russia, potrebbe incidere in maniera altrettanto significativa sul costo del petrolio di Mosca e quindi sulle materie prime. Insomma, i costi delle stesse materie prime potrebbero arrivare a costare di più in tutta Europa. Ma vediamo nel dettaglio.
Cosa costerà di più?
Per ora, appare evidente come la corsa ai metalli non sia ancora ferma. Tutt’altro. Il conflitto bellico tra Russia e Ucraina sta attualmente influendo sul prezzo dei metalli: in particolar modo parliamo di palladio, ora vicino ai 3300 dollari l’oncia; l’alluminio, arrivato a 4 mila dollari a tonnellata; il nichel, che ha fatto registrare un +25% sinora e l’oro (salito a 2000 dollari l’oncia).
Anche le valute rientrano in quest’ottica. Per esempio, l’euro è in calo sul dollaro di 1,0830; il rublo è in declino totale sul dollaro (anche se, come sappiamo, la borsa di Mosca è chiusa). Ma l’aumento notevole riguarda sinora anche il costo di tante altre materie prime. Per esempio, il grano ha toccato il prezzo record di 430 euro a tonnellata alla borsa di Parigi (+9% rispetto la scorsa settimana).
Situazione allevamenti
Come vedremo successivamente, la situazione l’aumento del costo del grano può influire su una intera filiera. Basti pensare che l’associazione regionale allevatore veneto abbia portato avanti uno studio che dimostra come l’aumento di alcune materie prime potrebbe mettere a rischio la sopravvivenza degli allevamenti di carni e non solo. In particolar modo, mangimi, gasolio ed imballaggi, sono aumentati in maniera significativa (già prima della guerra in Ucraina).
Il costo sulla produzione della carne è aumentato del 27%, mentre produrre la carne bovina costa circa il 33% in più. Per ora lo studio riguarda solo la Regione Veneto, ma non è da escludere che le cose possano essere allargate a livello Nazionale.
Ci teniamo a precisare, però, come tutto ciò almeno per adesso non abbia influito sul prezzo finale dei prodotti di macelleria venduti al dettaglio ai clienti. Probabilmente ciò potrebbe spingere le persone sempre di più ad acquistare prodotti di qualità, italiani, per garanzia e per sostenere l’economia nazionale.
Grano e mais: quanto incidono?
Il costo di grano e mais, per gran parte provenienti dall’Ungheria, è aumentato per via del conflitto in Ucraina. Ciò potrebbe ostacolare le esportazioni di cereali, girasole e soia. C’è il rischio, in Italia, che alcuni allevamenti possano andare in difficoltà poiché verrebbe a mancare l’alimentazione degli animali.
È un segnale lanciato da Coldiretti, che ha denunciato un comportamento “irresponsabile” dell’Ungheria, che attualmente ha bloccato l’export di grano e altri cereali almeno fino al 22 maggio. Si tratta, secondo l’organizzazione, di salvare circa 8,5 milioni di maiali, 6,4 milioni di bovini e oltre 6 milioni di pecore italiane. Va detto che l’Italia importi così tanta materia prima agricola perché negli ultimi 10 anni si sia ridotta quasi di un terzo la produzione nazionale di mais.